Ferrante
ha scritto il Grande Romanzo Americano?
Paolo Armelli, Wired blogger, Pubblicato novembre 12, 2015
Che i romanzi di Elena Ferrante siano
un enorme successo commerciale negli Stati Uniti, dove sono conosciuti ormai
come “the Napolitanean novels“, è ormai un fatto. Capire i motivi di
questo successo è leggermente più complesso, perché si devono sommare più fattori
e considerare anche la frammentazione del mercato editoriale americano. Ma se
ne può dare anche una spiegazione di tipo socio-economico, oltre
che letterario, come prova a fare Alissa Quart su BuzzFeed.
Secondo Quart, che si occupa di
un’associazione che supporta lo studio giornalistico delle
condizioni lavorative di povertà, il focus è ovviamente sulle
due amiche protagoniste, Elena e Lila, ma da una prospettiva prettamente
“economica”: “Mentre la maggior parte dei critici e dei commentatori si
è concentrata sul ritratto dell’amicizia contrastata ma duratura fra le due
donne, credo che questi libri catturino l’attenzione dei lettori americani per
via dell’incredibile scalata sociale delle protagoniste“.
Insomma, nel più classico tema dell’American
Dream, i romanzi di Ferrante hanno sbancato negli States proprio
perché raccontano la mobilità sociale, tema che oggi è quasi
mitologico perfino oltreoceano. Figlie rispettivamente di un usciere e di un
calzolaio, Elena e Lila hanno, fin dalla quinta elementare, come obiettivo
il benessere: ci riusciranno l’una sposandosi “bene” e intraprendendo la
carriera intellettuale grazie alle conoscenze del marito, l’altra
superando varie traversie e buttandosi nel boom tecnologico degli anni
Sessanta.
Un’altra epoca, appunto, ma che
può ben essere correlata all’America dei giorni nostri. Un commentatore citato
da Quartz dice infatti: “Anche se ambientata in un tempo e in un luogo
specifici (la Napoli degli anni Cinquanta), la saga rappresenta gli effetti
universali che la povertà comporta nella vita delle persone: parla dunque anche
delle zone rurali e dei ghetti urbani degli USA nel 2014“.
Le scalate sociali e la possibilità di
“redimersi” da una condizione di povertà estrema sono temi che si riscontrano
nei romanzi di Ferrante ma che sono divenuti una rarità nella letteratura
americana. C’è piuttosto la preoccupazione di narrare come la crisi minacci
o faccia effettivamente perdere le posizioni di vantaggio ottenuti nei decenni
precedenti: perfino il recente Purity di Jonathan Franzen,
considerato l’erede più significativo del Grande Romanzo Americano, sembra
noncurante di questi argomenti.
Eppure, afferma Quartz, “ci sarebbe una
grande letteratura che attende di essere scritta sulle persone congelate nella
loro posizione a causa delle loro origini, del loro salario, del loro lavoro“.
E ancora di più si potrebbe dire su coloro che intraprendono strade tortuose
per arrivare a essere, finalmente, “qualcuno”. In questa situazione non
stupisce, dunque, che Elena Ferrante sia la scrittrice che tutti i lettori
americani vogliono leggere. Perché i suoi libri rappresentano il romanzo di
cui attualmente gli Stati Uniti sentono la mancanza.
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