Friday, January 24, 2020

La Nuova Vita dei Fari d’Italia


Il faro sull'isola Ventotene, nel Lazio
Una rapida lezione di storia ci dice che i primi fari italiani per le imbarcazioni erano costituiti da cumuli di erica e ginestra accesi all'interno delle torri di guardia. Questa combinazione efficace ma un po’ casuale lasciò il posto, nel corso del 1300, a vere e proprie lampade di segnalazione che bruciavano olio d'oliva. È interessante notare che l'olio d'oliva sia stato utilizzato come combustibile nei fari italiani fino alla fine del XIX secolo. Uno dei più famosi - e ancora in funzione - è il Capo di Faro di Genova, costruito nel 1326, che si dice sia stato gestito ad un certo punto da Antonio, zio di Cristoforo Colombo. 

Le circa 5.000 miglia di costa italiana sono sede di centinaia di fari, la maggior parte dei quali antichi. Ben 500 illuminano ancora pazientemente un passaggio sicuro attraverso acque precarie, molti altri sono stati abbandonati al tempo....e senza finanziamenti. Insieme all'elevato numero di fari che punteggiano la costa italiana, ci sono infatti i costi di manutenzione e restauro.

Proprio come le famose promozioni "Comprare una casa per un euro" in numerosi villaggi italiani, come mezzo per proteggere e preservare il patrimonio culturale, l'Agenzia del Demanio ha avviato un programma simile per il restauro dei fari, denominato Valore Paese Faro - il Progetto di restauro dei fari. Basato sul successo di programmi simili in paesi come la Spagna, il Canada e gli Stati Uniti, la missione del progetto è "....il recupero e il riutilizzo dei fari e degli edifici costieri a fini turistici, culturali e sociali, in linea con i principi di sostenibilità legati alla cultura del mare". E, senza dubbio, all'auspicato ingresso di moneta turistica. 


L'avvio del programma nel 2016 è stato siglato con la commissione per l'affitto di 20 fari di proprietà statale dislocati in tutta Italia. Insieme al restauro, l'obiettivo del programma è quello di ridurre il debito pubblico scaricandolo su investitori privati, oltre a favorire il turismo nelle aree rurali. Una volta ottenuta la locazione, tuttavia, inizia l'investimento reale. 

Il faro di Capo Zafferano

Il nuovo proprietario deve avere esperienza nel settore turistico, oltre a presentare un piano fattibile per la ristrutturazione del faro per utilizzarlo come attrazione comunitaria e turistica. Pensate a B&B, location per matrimoni, caffè sul mare, e così via dentro un faro. Una commissione viene poi assegnata per un massimo di 50 anni, insieme all'accordo del locatario a mantenere l'integrità storica del faro durante tutta la sua ristrutturazione, oltre a prevedere procedure e pratiche sostenibili ed ecologicamente valide. Naturalmente, all'investitore sono garantiti alcuni dei migliori immobili sul lungomare italiano, panorami degni di un libro illustrato e la promessa di alti profitti. Con un impegno medio di locazione di 55.000 dollari all'anno e l’attrattività dei crediti d'imposta annuali, è un investimento allettante sia per gli investitori privati che per quelli aziendali.
Il raggio d'azione si è esteso ad altre strutture costiere come antiche torri, fortificazioni, ville e altri edifici di importanza storica che sono sotto la gestione delle Regioni e dei Comuni italiani.

In palio ci sono: il Forte di Castagneto Carducci, situato su una spiaggia Bandiera Blu della Toscana e in attesa di prendere vita come il miglior nuovo B&B sulla spiaggia della città. Preferite qualcosa di più tranquillo? Potrete averlo sull'Isola d'Elba, dove il bianco faro di Punta Polveraia si affaccia sull’azzurro mare ligure, pronto per rinascere come rifugio mozzafiato. Questi progetti non sono facili, ma con una visione d'acciaio, pazienza monumentale e un buon sostegno finanziario, un finale da favola è sicuramente realistico.

Il faro sull'isola di Pantelleria
La Sardegna è la patria di uno di questi esempi: l'Hotel Faro Capo Spartivento. Costruito nel 1854 per ordine del re Emanuele II di Savoia, il faro e gli edifici circostanti, arroccati su una scoscesa scogliera sarda, furono abbandonati nei primi anni ‘80. Un progetto di restauro durato otto anni ha riportato in vita l'antica struttura navale reale, ottenendo anche gli elogi della Marina Militare Italiana, in quanto primo esempio di restauro architettonico militare. 

Il restauro del Faro Capo Spartivento è stato realizzato nel pieno rispetto della conservazione della sua forma originale, con materiali di provenienza locale e pratiche sostenibili. L'energia viene prodotta attraverso pannelli solari, mentre l'acqua di mare desalinizzata copre la necessità di irrigazione del terreno e altri scopi utilitaristici. Il concetto include, oltre alle eleganti camere d'albergo, impieghi comunitari come pacchetti per matrimoni, ritiri creativi, esperienze di team building e accesso aperto ai servizi fotografici. Dalle immagini di questo rifugio solitario, non è difficile immaginare il tempo passato a disintossicarsi tra i canti dei gabbiani e il ronzio della brezza marina sotto il cielo sardo!  

Il faro Vieste in Puglia
Fari di luce: questi grandi vecchi fari hanno tutti l'opportunità di brillare di nuovo grazie al Progetto di Ristrutturazione dei fari italiani. Il guadagno economico è un pezzo del puzzle, ma la cosa più importante è che queste strutture hanno la possibilità di rimanere una parte vitale del paesaggio italiano, una testimonianza visibile delle comunità marinare che hanno servito, e un legame culturale che sarebbe deplorevole vedere scivolare via. 


Lo dice bene l'autore Steve Berry: "Uno sforzo concentrato per preservare il nostro patrimonio è un legame vitale con il nostro patrimonio culturale, educativo, estetico, motivazionale ed economico - con tutte le cose che ci rendono letteralmente ciò che siamo".

Adattato da un articolo dell'Italo Americano