Monday, September 10, 2018


La moda diventa sostenibile

Un evento al Palazzo di Vetro dell'ONU ha presentato nuove forme di tessuti ecosostenibili con una bassa impronta al carbonio

In una industria che fattura 1500 miliardi di dollari l’anno, il trend delle case di moda è di diventare sempre più “green” senza essere meno “fashion”, riducendo le emissioni di carbonio e gas serra e diminuendo lo spreco di acqua.

Grazie all’attenzione dedicata agli SDGs, (Sustainable Development Goals), ovvero il percorso internazionale composto da 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere auspicabilmente entro il 2030, si sono moltiplicati gli eventi che hanno posto al loro centro le cosiddette “fibre green”.

La mostra “Forests for Fashion” 
Ne è un esempio la mostra “Forests for Fashion” all’ONU, dedicata all’utilizzo di fibre derivate dalla lavorazione del legno, a loro volta diretta conseguenza di attività di riforestazione.

L’iniziativa parte da alcuni semplici assunti: se vogliamo salvare le foreste dobbiamo dare loro un valore effettivo, che possa essere quantificato economicamente. Dare uno scopo, una funzione al rimboschimento, potrebbe di fatto interrompere il circolo vizioso della distruzione di milioni di ettari di foreste nel mondo, supportando al contempo le comunità rurali.

“Le foreste possono creare ecosistemi produttivi, favorendo le comunità agricole locali” afferma l’attrice Michelle Yeoh, UN Development Programme Goodwill Ambassador “L’industria dell’abbigliamento potrebbe essere l’elemento essenziale di transizione verso società più sostenibili”.

Alcune creazioni di stilisti italiani 
L’industria della moda è responsabile di circa il 20% dello spreco totale di acqua sulla terra e del 10% delle emissioni globali di carbonio, senza contare i polimeri e gli scarti chimici derivanti dalle produzioni negli stabilimenti, immessi direttamente nella acque di fiumi e mari, che alterano pericolosamente gli equilibri di flora e fauna di questi ecosistemi. A questo, dobbiamo aggiungere le disastrose condizioni di lavoro di molte delle realtà legate al business del fashion, che non si preoccupano di utilizzare manodopera sottopagata o addirittura minorile.

Già nel 2015, l’attenzione verso fibre e tessuti ecosostenibili diventava il fulcro delle passerelle di moda durante le fashion week mondiali. Ma cosa significa per un’azienda essere ‘’ecosostenibile’’? Nel pratico, consiste nell’utilizzare metodi di produzione sostenibili, spaziando dall’utilizzo di materiali organici fino allo smaltimento consapevole e responsabile degli eventuali prodotti di scarto della produzione. Non solo, ma l’utilizzo di fibre organiche o biodegradabili porterebbe allo sviluppo di nuove tecnologie e infrastrutture legate alla loro produzione.

Un esempio famoso è la collezione di Salvatore Ferragamo, che ha creato una capsule collection basandosi sull’ORANGE FIBER, un tessuto sviluppato da due ragazze siciliane. Altre aziende come North face, Mizuno, Puma utilizzano la tecnologia assorbi-odori brevettata a partire dalla fibra del caffè. 

Ma sono molti altri i prodotti animali o vegetali utilizzati dal fashion business: birra, soia, canna da zucchero, carapace dei crostacei, ananas cocco, eucalipto e bambù.
Tutto considerato, fare la spesa in futuro sarà molto più una questione da “fashion addicted”.

Da un articolo di Chiara Nobis in Voce di New York, luglio 2018

Sunday, September 2, 2018


Cornamuse e Polenta

Desidera un Chianti o un Irn-Bru?

Il 3 settembre comincia la settimana scozzese a Barga tra cornamuse e polenta.
Barga è conosciuta come la città più scozzese d’Italia perché molti abitanti nel XX secolo emigrarono in Scozia e dopo aver fatto fortuna tornarono nella loro terra natia, portando usanze e tradizioni d’oltremanica.

Il fascino della Toscana è nei paesaggi incantati, nei piaceri della tavola e nella scoperta delle belle città d’arte e dei piccoli borghi, dove sembra ancora di sentir fluire la storia di questa terra.

Barga è uno dei centri più noti della Garfagnana e se state progettando una vacanza nella regione vi raccomandiamo di non tralasciare di visitare questo vivace borgo di origine medievale: con le abitazioni costruite con una pietra dal colore grigio scuro, le mura medievali ancora in piedi, pregiati e decorati palazzi nobiliari (come Palazzo Balduini, Palazzo Angeli, Palazzo Podestà…) e una delle più belle chiese romaniche dell’intera Toscana, il Duomo o Collegiata di San Cristoforo, edificato in posizione dominante, da cui si gode anche di un ottimo panorama.

Un articolo dell’Economist riprende il soggetto di Barga nell’occasione del festival scozzese:

With an “Evening of Bagpipes and Polenta” (boiled cornmeal, popular in north and central Italy), the mountain town of Barga will on September 3rd launch one of Italy’s more unusual cultural festivals: its annual Scottish Week. This year it features the presentation of a book in Italian on Scottish football and another in English on Barga cathedral (though it has a population of barely 10,000, Barga is officially a city).
The weeklong festival celebrates an unlikely two-way traffic in people, tastes and ideas between this walled, medieval Tuscan town and faraway Scotland. Particularly in summer, when emigrant families come to renew their links, you are as likely to hear Glaswegian-accented English in Barga as Tuscan-inflected Italian. Blue-and-white Scottish flags abound. And to meet the needs of those who return to Barga to retire, there is a bakery offering porridge oats, shortbread from Aberdeenshire and Irn-Bru, a uniquely Scottish beverage. Earlier this month Barga held a sagra: an event at which local people cook local delicacies for visitors. Barga’s was devoted to pesce e patate, or fish and chips.

The origins of the relationship go back to the unification of Italy. For more than five centuries, Barga had been an exclave of, first, the Republic of Florence and later the Grand Duchy of Tuscany, encircled by a hostile Duchy of Lucca. To enable it to survive, the authorities in Florence granted it generous tax exemptions. When Italy was united in 1861, they were abolished, the economy collapsed and large-scale emigration ensued. Luca Galeotti, editor of the Giornale di Barga, says that by the 1960s, more than half his newspaper’s subscribers were living abroad. Most were in Scotland and many were making their living frying fish.