Sunday, June 20, 2021

E' colpevole Giulio Cesare di genocidio?

Giulio Cesare nel 58 a.C. con 11 legioni invade la Gallia e la conquista causando 1 milione di morti in gran parte civili.  Ha commesso un vero e proprio genocidio?


In una recente discussione online di storia qualcuno pone la domanda:

Le guerre galliche si sono rivelate spesso stermini, in alcuni casi genocidi. In totale è stato calcolato 1 milione di morti. Un secolo più tardi Plinio, a proposito di queste guerre, usò l'espressione: "Crimine contro l'umanità". Così ho appena sentito su Rai Storia.

Ricordo, però da una lettura, che Cesare ha fatto sterminare anche delle tribù germaniche: circa 400.000 tra uomini donne, anziani e bambini.

Cesare sarà stato anche un grande ma nessuno vuole sottolinearne la sua connotazione di genocida.

Perché, secondo voi?

Risposta 1: Perché chi lo esalta è spesso nazionalista, in pratica gli altri popoli (da cui secondo loro non provenivano i loro antenati) non contano.

Io ho sempre trovato la guerra ed altre pratiche romane come aberranti, senza però rinnegare la grandezza culturale ed artistica romana.

Risposta 2: Cesare non commise nessun genocidio. Genocidio è una parola moderna che non calza. Lui non odiava i galli, né sulla base dei geni né altro, è anzi credibile che rispettasse profondamente il valore di tali avversari. Semplicemente voleva sottomettere la Gallia e per farlo doveva prima conquistarla e poi mantenere l’ordine, attraverso dure punizioni a chi si ribellava. E questo durò 8 anni. Io la valuterei semplicemente come una campagna sanguinosa contro un popolo che Cesare rispettava. Aveva anche intenzione di aprire alla loro nobiltà le porte del senato. Cesare non era un uomo crudele o cattivo nel senso che godeva del dolore causato. Ma era pronto a fare ciò che comprendeva una campagna di conquista intrapresa per pura ambizione politica.

Risposta 3: secondo me possiamo riassumere le cose nel modo seguente. Il problema posto da te è reale: Roma condusse guerre di sterminio in una maniera che OGGI sarebbe considerata passibile di prosecuzione da parte del Tribunale Internazionale. Però è anche vero che TUTTI hanno combattuto in questo modo dall'inizio dei tempi alla II Guerra Mondiale, compresi i nemici di Roma: era la normalità, ed era tale in quanto era il modo più logico di condurre una guerra. Lo sarebbe anche oggi, te lo assicuro... Mi permetto di dirlo visto che dalla Somalia all'Afghanistan le guerre degli ultimi 40 anni me le sono fatte tutte. Il motivo per cui oggi le cose sono diverse è duplice: da una parte i conflitti grazie a Dio dal 1945 sono stati tutti limitati e quindi non hanno richiesto il passaggio ad uno stadio di Guerra Totale; dall'altra lo spettro conflittuale si è allargato dalla dimensione puramente militare a quelle economica, culturale, sociale, diplomatica, ... E MORALE. Per quest'ultimo punto, oggi combattere a livello totale un conflitto limitato sarebbe controproducente. Non siamo diventati più morali; semplicemente le condizioni sono cambiate e le regole del gioco sono state riaggiustate.

La guerra dei trent'anni

Risposta 4: io sulle cifre degli eserciti e dei massacri provenienti dal mondo antico ci andrei molto cauto. Un milione di persone nel mondo antico sono uno sproposito.

Risposta 5: Non è una cifra spropositata basta considerare che ad Alessia i galli unificati schierarono 320.000 combattenti tra i difensori della città e l'esercito arrivato in soccorso e se poi si considera la prosperità della società celtica la cifra è più che possibile.

Risposta 6: La "stranezza", stava più nei commenti lungimiranti e assennati di Plinio che nel comportamento degli eserciti, o in molti casi delle bande armate, dell'antichità. Del resto basta leggere l'antico testamento (la bibbia) per capire cosa significasse andare in guerra contro il vicino: sterminare tutti i viventi e in alcuni casi tenere in vita solo le vergini.

Parlando di storia bisogna sempre sforzarci di essere distaccati ed asettici perché il medico pietoso ha sempre lasciato le piaghe infette; e soprattutto mai leggere il passato con gli occhi dell'oggi.

Risposta 7: E niente ...giudicare con gli occhi di oggi le guerre di 2000 anni fa, mhà. Volete mandare gli atti al Tribunale Penale Internazionale dell’Aia???

Replica 6: Per un motivo semplice. In quei millenni sono stati TUTTI genocidi. A partire dai primi homo sapiens e arrivando ai romani. Non esistevano purtroppo concetti come la convenzione di Ginevra o  i diritti dell'uomo e gli atti di pietà verso i nemici e/o i conquistati erano l'eccezione e non la regola. Anche nella bibbia dio ordina agli israeliti massacri e genocidi verso altre popolazioni. Esempio che cito non per le esattezze storiche (opinabili) ma per dare idea della mentalità "antica". Quindi si. Cesare era un genocida. Così come Mosè, Giosuè, gli hittiti verso i babilonesi o i popoli del mare verso gli egiziani, o Alessandro Magno e/o altri. Prima e dopo di lui. Non si dice che Cesare era un genocida perché, purtroppo, è scontato che lo fosse.  

Risposta 8: Ragionare oggi sulla crudeltà di fatti avvenuti 2 mila anni fa con la nostra morale (con Hitler, Stalin, le guerre per il petrolio come eredità moderna) mi sembra alquanto ridicolo.

Cioè, distruggiamo il pianeta inquinandolo ed essendone pienamente consapevoli, abbiamo abbastanza armi nucleari da distruggere il pianeta 200 volte e critichiamo Cesare? Ma dai...

Risposta 9: Perché nell'antichità era prassi normale fare tabula rasa quando serviva. Il concetto di genocidio è relativamente recente nella società umana, basta pensare che 1600 anni dopo nella guerra dei trent'anni ci furono 8 milioni di morti di cui 7.000.000 nella sola Germania nella quasi totalità civili.


Conclusione

Il numero di morti durante conflitti storici soprattutto nel periodo antico sono spesso approssimazioni.

Dobbiamo cercare di contestualizzare gli eventi accaduti nel passato e non valutarli con i valori contemporanei.

Ormai i conflitti non sono più totali e non si accentrano più solo nell’area militare, ma coinvolgono l’aspetto economico, culturale, politico, propagandistico, sociale e morale.