Thursday, April 7, 2022

Il bambino è il maestro

 “Il bambino è il maestro” il libro di Cristina De Stefano sulla vita di Maria Montessori

La donna italiana più famosa a livello internazionale.  Ricordate la sua immagine sulle banconote di 1000 lire?

 

 La figura del bambino si presenta possente e misteriosa, e noi dobbiamo meditare su di essa perché il bambino, che chiude in sé il segreto della nostra natura, divenga il nostro maestro.

Cristina De Stefano, si è dedicata ad uno studio accurato della vita e dell’operato della Montessori, arrivando a pubblicare, un’imponente biografia, in cui è possibile conoscere a tutto tondo la sua personalità straordinaria. Dalle pagine di questo volume si arriva a comprendere come il metodo rivoluzionario che ha inventato provenga da una donna estremamente indipendente, testarda, creativa e libera.

La copertina del libro

Non ci si annoia affatto leggendo la sua biografia, anzi, tanti fatti della vita della Montessori lasciano a bocca aperta, a partire dalla sua esperienza scolastica, che inizia in maniera estremamente traballante: pur essendo molto intelligente, la piccola Maria si farà bocciare e l’amore per lo studio nascerà tardi. Ha un carattere difficile, aspetto che d’altra parte sembra contraddistinguere molte figure geniali della storia.

Non fu solo pedagogista, ma intraprese anche gli studi di medicina con una specializzazione in neuropsichiatria infantile (fu tra le prime donne in Italia a laurearsi come medico). La sua specializzazione le permise di dedicarsi al recupero dei minori con problemi psichici, che venivano emarginati perché ritenuti “anormali”, lavorando a Roma presso la clinica psichiatrica universitaria. Proprio qui si innamorò di un collega ed ebbe un figlio fuori dal matrimonio, Mario, che verrà partorito di nascosto e affidato ad una famiglia lontano da Roma.

Quando aprì la prima “Casa dei bambini”, in cui comincia ad applicare il suo metodo, che smantellava quello tradizionale e impostava la scuola in un’ottica completamente differente, ottenne via via sempre più risultati confortanti e pian piano si interessò a lei tutto il mondo, Stati Uniti compresi. Il suo metodo mette al centro il bambino e ne fa un essere degno di rispetto, ne promuove la spontaneità e l’indipendenza nell’apprendimento.

Si può definire una visionaria, Maria Montessori, riconsiderò tutto quello che fino ad allora si dava per scontato sull’intelligenza infantile con grande coraggio, partendo con lo sperimentare nuove strategie in una scuola di un quartiere romano poverissimo. Proprio negli anni più duri del Novecento è riuscita ad infrangere antichi pregiudizi, dimostrando l’irragionevolezza di metodi di insegnamento basati sull’autoritarismo e contrastando pratiche di emarginazione ai danni di chi era sofferente o veniva considerato diverso, aprendo la strada ad un percorso di crescita dei bambini basato sulla piena espressione della loro creatività.

La straordinaria vita di Maria Montessori è stata anche una storia di emancipazione femminile, di passione e intelligenza, sicuramente un simbolo ed un esempio per tante educatrici ed insegnanti, che si impegnano ogni giorno nel loro lavoro, mettendosi in gioco, sperimentando, non scegliendo la via più semplice ed ovvia.


    Da un recente articolo di Sarah Carr sul Washington Post:

 Maria Montessori, the visionary behind the popular child-directed approach to education, focused her early efforts on groups that had long been excluded from Italy’s schools: children from impoverished backgrounds, kids with disabilities, those with mental illnesses. At the first school Montessori led, she worked with neglected young residents of one of Rome’s poorest, most “disreputable” neighborhoods, San Lorenzo — “a sort of no-man’s-land where the police are reluctant to set foot,” writes Cristina De Stefano in “The Child Is the Teacher: A Life of Maria Montessori,” a new biography of the famed educator. “The children of San Lorenzo, above all, elicit her compassion,” De Stefano tells us; they were “barefoot, defenseless, victims of all kinds of abuse.”

 It was at this school, the Children’s House, which opened in 1907 for children ages 2 to 6, that Montessori began to crystallize her approach, which emphasizes child-led exploration, manipulation of physical objects and steady teacher observation. She insisted from the start that “the children have to have total freedom of movement. They must be allowed, if they want, to lie on the floor or sit under the table.”

It was a radical pedagogy at the time — no less so because of its application to some of Italy’s most disenfranchised children. One of Montessori’s first essays on education documented the unnecessary treatment of Italian students expelled from school. “The article is an act of accusal against the government, which thinks it can resolve the problem of troubled youth by hiding it from view,” De Stefano writes.

Yet as the Montessori approach quickly spread, it morphed in some parts of the world into something very different: an educational fad for the upper class. In 1911, De Stefano reports, the first American Montessori school opened in a suburb of New York. It was private, was funded by a wealthy bank president and served exclusively students whose families were part of Manhattan’s financial elite. In more recent decades, dozens of public — and free — Montessori programs have opened across the country, often as part of explicit efforts to desegregate schools. Yet it remains an exclusive option in many communities; there are five times as many private Montessori schools in the United States as public ones.

“The Child Is the Teacher” repeatedly evokes this tension between “Montessorism” as something of a social justice movement, aimed at empowering society’s most neglected through education, and as an educational strategy deployed largely to benefit society’s most privileged.

It is that social justice element of Montessorism that Americans need to embrace now, as we emerge from a pandemic that has widened gaps in educational opportunity and outcomes, and contributed to the disappearance of thousands of disproportionately low-income students from classrooms.