Monday, February 6, 2023

Il Quartiere Coppedè

 Il Quartiere Coppedè. Uno degli angoli più sorprendente di Roma

Il quartiere Coppedè è uno dei luoghi più sorprendenti e cinematografici di Roma. Prende il nome da Gino Coppedè, l’architetto fiorentino che l’ho ha progettato nei primi decenni del secolo scorso, famoso per il suo visionario ed esuberante eclettismo. Una fusione di stili, forme, riferimenti culturali appartenenti alle epoche storiche più disparate.

Il centro del quartiere: Piazza Mincio con la Fontana delle Rane

Più che un vero quartiere, è un’area composta da 17 villini e 26 palazzine, che si trova all’interno del quartiere Trieste. Si snodano lungo vie a raggiera intorno a piazza Mincio: via Doria, via Brenta, via Aterno e via Tanaro. Altre strade sono via Olona e via Ombrone.

Il Liberty e l’Art Decò, arte antica e il Medioevo, il Manierismo e il Barocco. Dante, Firenze, Roma e Venezia. Animali, fate e cavalieri, putti e mascheroni, simboli esoterici: c’è tutto questo nel quartiere Coppedè, fantastica fusione di stili, forme, elementi decorativi e riferimenti culturali appartenenti alle più disparate epoche storiche.

L'arco per entrare nel quartiere

Quartiere Coppedè: la storia e lo stile

È il 1915 quando la Società Anonima Edilizia Moderna chiama a lavorare a Roma Gino Coppedè per progettare una nuova zona abitativa signorile.

Lui è già un architetto di successo e ha già alle spalle il Castello MacKenzie a Genova, il primo sorprendente esempio del suo stile architettonico che integra diversi stili ed epoche, dal Medioevo al Rinascimento, al Liberty.

Lo aveva realizzato tra 1893 e il 1905 per l’assicuratore d’origine scozzese, innamorato della Toscana, Evan Mackenzie: questo singolare maniero che ricorda Palazzo Vecchio di Firenze era dotato di 85 stanze e tutte le modernità dell’epoca.

La fortuna di questa dimora segna una svolta nella carriera di Coppedè che inizia a lavorare a pieno ritmo in tutta Italia. Lascerà la sua impronta soprattutto a Genova, Messina e a Roma, proprio nel quartiere che porta il suo nome, considerato la più esuberante e fantasiosa espressione dello stile Coppedè.

Pensato e realizzato negli anni del fascismo, il quartiere Coppedè si pone stilisticamente completamente all’antitesi dell’architettura razionalista dell’epoca (di cui l’EUR è un esempio). È anche diverso dallo stile Liberty allora prevalente nelle città europee.

Chi abitava al quartiere Coppedè

Il complesso abitativo era destinato all’alta borghesia romana. Per la committenza doveva rispecchiare il suo gusto, avere un’impronta signorile, esclusiva, rappresentativa e "romana".

Fu per rispondere a questa richiesta che Coppedè utilizzò il travertino, cornici stile Roma imperiale e, soprattutto, ideò il grande arco d’ingresso tra due torri, sovrastato da un piano con fregi, stucchi, cornicioni, mascheroni, balaustre, statue e logge disposte in modo asimmetrico.

Non è meno varia la quantità di materiali utilizzati per queste costruzioni: marmo, travertino, laterizio, terracotta smaltata, vetro, ferro battuto e legno per le belle cancellate.

I Palazzi degli Ambasciatori sono gli edifici più famosi del complesso insieme ai Villini delle Fate. Sulla torre di destra all’arco c’è anche un’edicola con la Madonna che regge il Bambino ad accogliere i visitatori che, oggi come un tempo, varcando l’arco d’ingresso, hanno l’impressione di entrare in un’altra dimensione. Misteriosa e fantastica.


Altro elemento simbolo della zona, il grande e inconfondibile arco in via Dora dal quale pende un enorme lampadario in ferro battuto: segna l’ingresso al quartiere e rimanda alla Roma antica e agli archi trionfali. Ma prima di addentrarci nel quartiere Coppedè, scopriamo la sua storia.


Il cuore è piazza Mincio con al centro la famosa Fontana delle Rane. Realizzata nel 1924, ricorda la famosa Fontana delle Tartarughe in Piazza Mattei. Anche le conchiglie e la presenza di una grossa ape sul bordo della vasca quadrilobata sono riconosciute come un omaggio alle fontane del Bernini.

La Fontana delle Rane
A destra della fontana delle rane, in Piazza Mincio 4, c’è il Palazzo detto “del Ragno” che deve il nome alla decorazione sul portone d’ingresso, un grosso ragno appunto a simboleggiare l’operosità.
Il Palazzo "del Ragno"

La figura del ragno all'ingresso

Costruito da Coppedè nel 1920, il palazzo è suddiviso in quattro piani e una torretta. Al terzo livello, sopra un balconcino con loggia, c’è un dipinto color ocra e nero raffigurante un cavallo sormontato da una incudine tra due grifoni e una grande scritta in latino LABOR. (si vede poco) (laborosità)

Ma è da notare soprattutto la scritta che compare sulla facciata: Artis praecepta recentis / Maiorum exempla extendo (rappresento i precetti dell’arte moderna attraverso gli esempi degli antichi), una dichiarazione d’intenti dell’architetto Coppedè.

Quartiere Coppedè a Roma il preferito da Dario Argento

Al civico 2, nell'arco che sormonta l'ingresso del palazzo c'è un tributo alla scenografia del film Cabiria del 1914, il più famoso film muto italiano.

L'ingresso in omaggio del film Cabiria

Con questo elemento Coppedè in qualche modo riuscì ad anticipare lo stretto rapporto che poi si è instaurato tra il suo quartiere e il cinema.

Per la sua particolarissima architettura e l’aurea di mistero dovuta alla quantità di simboli, storie e riferimenti da decifrare, questa zona di Roma è stata infatti utilizzata come set per decine di film italiani e stranieri.

Per lo più film “di paura", come Inferno e L'uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento che ha un debole per il quartiere Coppedè e il suo fascino esoterico, o come Il Presagio (1976) del regista Richard Donner.

Il Villino delle Fate

Davanti a voi ora c’è il “pezzo forte” del quartiere, ovvero il “Villino delle Fate”, composto da tre villini che hanno muri in comune, e che hanno i loro ingressi su Via Aterno, Via Brenta e Piazza Mincio.

Il villino delle fate
Questi tre edifici con le loro pregevoli decorazioni, torrette e piccole logge omaggiano Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e personaggi che ricordano le tre città.

I materiali usati per la costruzione dei villini sono terracotta, travertino, marmo, ferro battuto e legno.

Su via Brenta la città di riferimento è Venezia con il leone di S. Marco che affronta un veliero e il disegno di una meridiana su una facciata laterale.

La facciata del villino che omaggia Venezia


Riferimenti di Venezia con il veliero e leone

Dall’altro lato del villino per rendere omaggio alla città di Roma sono raffigurati la lupa con Romolo e Remo sopra il parapetto di un balconcino.

La lupa con Romolo e
Remo sul balcone 
Tutto il resto è decorato con scene di processioni, graffiti rappresentanti angioletti, motivi floreali, putti e frati.

Proseguendo verso via Aterno 4 il villino si ispira a Firenze, si intravvedono intorno alla quadrifora le figure di Dante e Petrarca, la curia di S. Maria del Fiore, ma anche divinità romane e animali come api e leoni alati.

A destra un dipinto raffigura Firenze con la cupola della Chiesa di S.Maria del Fiore e il Palazzo della Signoria, con sotto la scritta “Fiorenza bella”.


Il villino che omaggia Firenze

Quartiere Coppedè: gli interni e quanto costano le case

Il quartiere Coppedè è da scoprire a piedi senza fretta soffermandosi ad ammirare i dettagli architettonici e la ricchezza decorativa di villini e palazzine dall'esterno. Essendo ancora oggi abitazioni private, gli edifici infatti non sono visitabili all'interno.

Su Wikipedia si legge che per gli interni del complesso abitativo furono utilizzati materiali di pregio come "maiolica smaltata, parquet in legno, mosaici in stile pompeiano per i bagni".

Di certo, il quartiere non ha perso la sua impronta signorile ed è tra le zone più ricercate della capitale, con quotazioni immobiliari che arrivano a cifre vertiginose.

È ancora viva anche la tradizione del quartiere di ospitare ambasciate straniere: ad esempio, c'è quella della Nuova Zelanda in via Clitunno.

Il quartiere Coppedè e l’esoterismo

Ma le sorprese che questa piccola parte di Roma riserva non finiscono qui, la passeggiata che vi ho appena descritto può essere letta anche in chiave esoterica…proprio così. Si dice che l’architetto Coppedè fosse un massone e che, quindi, avrebbe disseminato il quartiere di simboli esoterici.

Il lampadario che si trova sotto l’arco dell’entrata non è solo un ornamento, ma anche l’inizio di un viaggio iniziatico. I massoni sono detti anche “figli della luce” intesa come “luce della conoscenza”, chiave per accedere alle verità nascoste. “Massoneria è ricerca della luce” scrisse nel XIX sec. Albert Pike, considerato papa della massoneria.

“Entra in questa casa chiunque tu sia; Sarai un amico. Io proteggo l’ospite”, questa la traduzione dell’epigrafe latina fatta incidere sul Palazzo Hospes Salve.

Se si è particolarmente amanti delle discoteche non si può non andare al Piper!! Una delle storiche discoteche di Roma. Sta a due passi dall’arco di entrata, sulla sinistra, su via Tagliamento, fuori dal quartiere chiaramente. Il Piper è lì dal 1965 e vi si è esibita le prime volte Patty Pravo, la ragazza del Piper appunto. Oppure potete fare una passeggiata su viale Regina Margherita affollata da numerosi bar e buone gelaterie.

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