Il Quartiere Coppedè. Uno degli angoli più sorprendente di Roma
Il quartiere Coppedè è uno dei luoghi più sorprendenti e
cinematografici di Roma. Prende il nome da Gino Coppedè, l’architetto fiorentino
che l’ho ha progettato nei primi decenni del secolo scorso, famoso per il suo
visionario ed esuberante eclettismo. Una fusione di stili, forme, riferimenti
culturali appartenenti alle epoche storiche più disparate.
Il centro del quartiere: Piazza Mincio con la Fontana delle Rane |
Più che un vero quartiere, è un’area composta da 17
villini e 26 palazzine, che si trova all’interno del quartiere
Trieste. Si snodano lungo vie a raggiera intorno a piazza Mincio: via
Doria, via Brenta, via Aterno e via Tanaro. Altre strade sono via Olona
e via Ombrone.
Il Liberty e l’Art Decò, arte antica
e il Medioevo, il Manierismo e il Barocco. Dante, Firenze,
Roma e Venezia. Animali, fate e cavalieri, putti e mascheroni, simboli
esoterici: c’è tutto questo nel quartiere Coppedè, fantastica fusione di stili,
forme, elementi decorativi e riferimenti culturali appartenenti alle più
disparate epoche storiche.
L'arco per entrare nel quartiere |
Quartiere Coppedè: la storia e lo stile
È il 1915 quando la Società Anonima Edilizia Moderna
chiama a lavorare a Roma Gino Coppedè per progettare una nuova zona abitativa
signorile.
Lui è già un architetto di successo e ha già alle spalle
il Castello MacKenzie a Genova, il primo sorprendente esempio del
suo stile architettonico che integra diversi stili ed epoche, dal Medioevo al
Rinascimento, al Liberty.
Lo aveva realizzato tra 1893 e il 1905 per l’assicuratore
d’origine scozzese, innamorato della Toscana, Evan Mackenzie: questo
singolare maniero che ricorda Palazzo Vecchio di Firenze era dotato di 85
stanze e tutte le modernità dell’epoca.
La fortuna di questa dimora segna una svolta nella
carriera di Coppedè che inizia a lavorare a pieno ritmo in tutta Italia.
Lascerà la sua impronta soprattutto a Genova, Messina e a Roma, proprio
nel quartiere che porta il suo nome, considerato la più esuberante e fantasiosa
espressione dello stile Coppedè.
Pensato e realizzato negli anni del fascismo, il quartiere Coppedè si pone stilisticamente completamente all’antitesi dell’architettura razionalista dell’epoca (di cui l’EUR è un esempio). È anche diverso dallo stile Liberty allora prevalente nelle città europee.
Chi abitava al quartiere Coppedè
Il complesso abitativo era destinato all’alta borghesia
romana. Per la committenza doveva rispecchiare il suo gusto, avere un’impronta
signorile, esclusiva, rappresentativa e "romana".
Fu per rispondere a questa richiesta che Coppedè utilizzò
il travertino, cornici stile Roma imperiale e, soprattutto, ideò il grande arco
d’ingresso tra due torri, sovrastato da un piano con fregi, stucchi,
cornicioni, mascheroni, balaustre, statue e logge disposte in modo asimmetrico.
Non è meno varia la quantità di materiali
utilizzati per queste costruzioni: marmo, travertino, laterizio, terracotta
smaltata, vetro, ferro battuto e legno per le belle cancellate.
I Palazzi degli Ambasciatori sono gli edifici più
famosi del complesso insieme ai Villini delle Fate. Sulla torre di destra all’arco
c’è anche un’edicola con la Madonna che regge il Bambino ad accogliere i
visitatori che, oggi come un tempo, varcando l’arco d’ingresso, hanno
l’impressione di entrare in un’altra dimensione. Misteriosa e fantastica.
Il cuore è piazza Mincio con al centro la famosa Fontana
delle Rane. Realizzata nel 1924, ricorda la famosa Fontana delle Tartarughe
in Piazza Mattei. Anche le conchiglie e la presenza di una grossa ape sul bordo
della vasca quadrilobata sono riconosciute come un omaggio alle fontane del
Bernini.
La Fontana delle Rane |
Il Palazzo "del Ragno" |
La figura del ragno all'ingresso |
Costruito da Coppedè nel 1920, il palazzo è suddiviso in
quattro piani e una torretta. Al terzo livello, sopra un balconcino con loggia,
c’è un dipinto color ocra e nero raffigurante un cavallo sormontato da una
incudine tra due grifoni e una grande scritta in latino LABOR. (si vede poco)
(laborosità)
Ma è da notare soprattutto la scritta che compare sulla facciata: Artis praecepta recentis / Maiorum exempla extendo (rappresento i precetti dell’arte moderna attraverso gli esempi degli antichi), una dichiarazione d’intenti dell’architetto Coppedè.
Quartiere Coppedè a Roma il preferito da Dario Argento
Al civico 2, nell'arco che sormonta l'ingresso del
palazzo c'è un tributo alla scenografia del film Cabiria del 1914, il
più famoso film muto italiano.
L'ingresso in omaggio del film Cabiria
Con questo elemento Coppedè in qualche modo riuscì ad anticipare lo stretto rapporto che poi si è instaurato tra il suo quartiere e il cinema.
Per la sua particolarissima architettura e l’aurea di
mistero dovuta alla quantità di simboli, storie e riferimenti da decifrare,
questa zona di Roma è stata infatti utilizzata come set per decine di film
italiani e stranieri.
Per lo più film “di paura", come Inferno
e L'uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento che
ha un debole per il quartiere Coppedè e il suo fascino esoterico, o come Il
Presagio (1976) del regista Richard Donner.
Il Villino delle Fate
Davanti a
voi ora c’è il “pezzo forte” del quartiere, ovvero il “Villino delle
Fate”, composto da tre villini che hanno muri in comune, e che hanno i loro
ingressi su Via Aterno, Via Brenta e Piazza Mincio.
Questi tre
edifici con le loro pregevoli decorazioni, torrette e piccole logge omaggiano
Firenze, Roma e Venezia attraverso simboli e personaggi che ricordano le
tre città.Il villino delle fate
I materiali
usati per la costruzione dei villini sono terracotta, travertino, marmo, ferro
battuto e legno.
Su via
Brenta la città di riferimento è Venezia con il leone di S. Marco
che affronta un veliero e il disegno di una meridiana su una facciata laterale.
La facciata del villino che omaggia Venezia
Riferimenti di Venezia con il veliero e leone |
Dall’altro lato del villino per rendere omaggio alla città di Roma sono raffigurati la lupa con Romolo e Remo sopra il parapetto di un balconcino.
Tutto il
resto è decorato con scene di processioni, graffiti rappresentanti angioletti,
motivi floreali, putti e frati.La lupa con Romolo e
Remo sul balcone
Proseguendo
verso via Aterno 4 il villino si ispira a Firenze, si intravvedono
intorno alla quadrifora le figure di Dante e Petrarca, la curia di S. Maria del
Fiore, ma anche divinità romane e animali come api e leoni alati.
A destra
un dipinto raffigura Firenze con la cupola della Chiesa di
S.Maria del Fiore e il Palazzo della Signoria, con sotto la scritta
“Fiorenza bella”.
Il villino che omaggia Firenze
Quartiere Coppedè: gli interni e quanto costano le case
Il quartiere Coppedè è da scoprire a piedi senza fretta
soffermandosi ad ammirare i dettagli architettonici e la ricchezza decorativa
di villini e palazzine dall'esterno. Essendo ancora oggi abitazioni private,
gli edifici infatti non sono visitabili all'interno.
Su Wikipedia si legge che per gli interni del complesso
abitativo furono utilizzati materiali di pregio come "maiolica smaltata,
parquet in legno, mosaici in stile pompeiano per i bagni".
Di certo, il quartiere non ha perso la sua impronta
signorile ed è tra le zone più ricercate della capitale, con quotazioni
immobiliari che arrivano a cifre vertiginose.
È ancora viva anche la tradizione del quartiere di
ospitare ambasciate straniere: ad esempio, c'è quella della Nuova
Zelanda in via Clitunno.
Il quartiere Coppedè e l’esoterismo
Ma le sorprese
che questa piccola parte di Roma riserva non finiscono qui, la passeggiata che
vi ho appena descritto può essere letta anche in chiave esoterica…proprio così.
Si dice che l’architetto Coppedè fosse un massone e che, quindi, avrebbe
disseminato il quartiere di simboli esoterici.
Il
lampadario che si trova sotto l’arco dell’entrata non è solo un ornamento, ma
anche l’inizio di un viaggio iniziatico. I massoni sono detti anche “figli
della luce” intesa come “luce della conoscenza”, chiave per accedere alle
verità nascoste. “Massoneria è ricerca della luce” scrisse nel XIX sec.
Albert Pike, considerato papa della massoneria.
“Entra in
questa casa chiunque tu sia; Sarai un amico. Io proteggo l’ospite”, questa la
traduzione dell’epigrafe latina fatta incidere sul Palazzo Hospes Salve.
Se si è
particolarmente amanti delle discoteche non si può non andare al Piper!!
Una delle storiche discoteche di Roma. Sta a due passi dall’arco di entrata,
sulla sinistra, su via Tagliamento, fuori dal quartiere chiaramente. Il Piper è
lì dal 1965 e vi si è esibita le prime volte Patty Pravo, la ragazza del Piper
appunto. Oppure potete fare una passeggiata su viale Regina Margherita
affollata da numerosi bar e buone gelaterie.