Poesie e aforismi sul sonno e la notte
Leonardo da Vinci
faceva solo pisolini mentre Winston Churchill arrivava a 4 ore di sonno. Barack
Obama dorme 6 ore, Bill Gates 7, a Silvio Berlusconi bastano poche ore per
notte. Alessandro Magno invece dormiva sempre con l’Iliade sotto il cuscino.
Il sonno viene come l’avanzare della marea. Opporsi è impossibile. È un sonno così profondo che né lo squillo del telefono né il rumore delle auto che passano fuori mi arrivano all’orecchio. Nessun dolore, nessuna tristezza laggiù: solo il mondo del sonno dove precipito con un tonfo.
(Banana Yoshimoto)
Non capisco perché l’insonnia venga di notte.
A me farebbe comodo di giorno.
(Anonimo)
Il suo ideale di felicità terrena? Sei ore di sonno filate.
(Gesualdo Bufalino)
Si dorme accanto
a una persona soltanto quando la si conosce bene, quando si ha fiducia in lei e
ci si può abbandonare totalmente, senza paura di esserne traditi. Il sonno ci
riporta all’infanzia, rivelando la fragilità celata dalle maschere sociali.
Come nell’infanzia, richiede accanto a noi una presenza materna alla quale
mostrarci così come siamo, anzi come non sappiamo di essere, perché il sonno ci
sottrae a noi stessi.
(Silvia
Vegetti Finzi)
Io ho bisogno di
dormire almeno 13 ore al giorno. Più la notte.
(Paolo Burini)
È esperienza
comune che un problema difficile la sera si risolva la mattina, dopo che il
comitato del sonno ci ha lavorato sopra.
(John Steinbeck)
Da Eleusi di Hegel
Il mio occhio s’innalza verso l’eterna volta del cielo,
verso di te, splendente astro della notte
e dalla tua eternità discende l’oblio
di tutti i desideri, di tutte le speranze;
il senso si perde in questa visione,
quel che dicevo «mio» svanisce,
io mi abbandono nell’immenso:
sono in quello, sono tutto, sono solo quello.
Il pensiero ritorna ed è spaesato,
si spaura dinanzi all’infinito, e stupefatto
non comprende la profondità di quella visione.
È la fantasia che avvicina l’eterno al senso,
sposandolo alla figura (…).
(Hegel)
Il mio occhio s’innalza verso l’eterna volta del cielo,
verso di te, splendente astro della notte
e dalla tua eternità discende l’oblio
di tutti i desideri, di tutte le speranze;
il senso si perde in questa visione,
quel che dicevo «mio» svanisce,
io mi abbandono nell’immenso:
sono in quello, sono tutto, sono solo quello.
Il pensiero ritorna ed è spaesato,
si spaura dinanzi all’infinito, e stupefatto
non comprende la profondità di quella visione.
È la fantasia che avvicina l’eterno al senso,
sposandolo alla figura (…).
(Hegel)
Gli uomini in
stato di veglia
Hanno un solo mondo
che è loro comune.
Nel sonno ognuno
ritorna
A un suo proprio
mondo particolare.
(Plutarco)
Non potremo più
odiare
Chi abbiamo
veduto dormire.
(Elias Canetti)
Da Canto notturno di un pastore errante
dell’Asia di Giacomo Leopardi
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.(…)
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
(Leopardi)
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.(…)
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
(Leopardi)
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